L’incontro struggente ed emozionante con la famiglia Capacci ricordando il fratello Sabatino ucciso per mano dei tedeschi il 2 luglio 1944.

Gina Capacci: “La ferita non si è mai richiusa” .

Data di pubblicazione:
10 Agosto 2021
L’incontro struggente ed emozionante con la famiglia Capacci ricordando il fratello Sabatino ucciso per mano dei tedeschi il 2 luglio 1944.

Domani compie 89 anni ma, come ogni anno e come in ogni circostanza felice e spensierata, il suo pensiero va al fratello Sabatino, ucciso il 2 luglio 1944 per mano dei  tedeschi nel burrone di Senaia.  “La ferita non si è mai richiusa” ha detto Gina Capacci che ieri, insieme ai suoi fratelli e amici, tra cui Giuseppe Porcini che ha agevolato l’incontro, è stata ricevuta dal sindaco Mario Agnelli e dall’assessore alla Cultura, Massimiliano Lachi.  Il luogo dove fu ucciso suo fratello Sabatino, in prossimità del ponte della Senaia,  è vicino al cippo, recante il nome di 3 soldati e di due partigiani uccisi dai tedeschi,  inaugurato lo scorso anno proprio il primo luglio, giorno della tragedia. La cerimonia, infatti, fu in memoria di Luigi Gnerucci, Antonio Bartolini e Luigi Guerri, i tre soldati cortonesi morti i primi giorni di luglio (1 o 2 Luglio) del 1944 per mano dei tedeschi. I tre furono fucilati per rappresaglia  in località Senaia. Nella stessa zona e il giorno dopo, due partigiani aretini, Sabatino Capacci, appunto, e Giulio Rossi, entrambi ventenni, catturati a Favalto, vennero fucilati nel letto di un ruscello nella zona della Noceta. “Grazie all’interessamento di un castiglionese l’episodio che ha visto coinvolta la famiglia Capacci rimarrà a perenne ricordo della nostra collettività che lo potrà ricordare anche attraverso il cippo che abbiamo posizionato e inaugurato lo scorso anno e che fa parte del “Sentiero dei Papaveri”, un progetto nato per valorizzare, conservare e trasmettere la memoria dei caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale, presentato durante le celebrazioni  dello scorso 25 Aprile” dichiara il sindaco Mario Agnelli.

 

Nel territorio castiglionese sono presenti 18 tra targhe e cippi a ricordo delle vittime dei conflitti. L’itinerario, 50 chilometri circa, prende avvio da Palazzo San Michele per snodarsi nel

centro cittadino, nelle frazioni e concludersi al monumento dei caduti ai Giardini Pubblici. I pannelli a corredo dei monumenti ricordano il sacrificio dei castiglionesi anche attraverso  le numerose testimonianze personali, familiari o amici delle vittime che  hanno restituito una fotografia inedita del dramma della guerra. Di seguito quello che riguarda la famiglia Cacioli.

 

Della guerra conservo un ricordo orribile che è stato causa di un grande trauma per tanto considerando che avevo solo 12 anni, ed e stato la fucilazione da parte dei tedeschi di 2 partigiani: questo e avvenuto nel burrone di Senaia il 1° luglio 1944. Eravamo diversi ragazzi quando

abbiamo visto arrivare nel campo sopra di noi dei tedeschi e questi due giovani in pantaloni corti e con le mani legate con le loro cinture. Noi per paura ci siamo nascosti in un appezzamento di canapa e per fortuna non siamo stati visti: non avremmo mai pensato che li avrebbero portati giù, appoggiati al greppo, ed uccisi. Il nostro guaio e stato che 2 uomini armati sono restati di guardia fino a sera e noi ragazzi nascosti senza muoversi con questi due morti a pochi passi. I due partigiani uccisi sono restati li fino al mattino del 4 luglio quando i tedeschi hanno fatto saltare con le mine il ponte di Senaia; verso le 11, i giovani più grandi hanno capito, dai carri armati che passavano per la via della Foce, che i tedeschi se ne erano andati, e hanno adagiato i due corpi su due piccole scale a pioli, li hanno coperti con un lenzuolo, legati perché erano diventati rigidi, e li hanno portati al Cimitero della Noceta, dove forse sono ancora sepolti. Per molto tempo, quando andavo a letto cominciava il mio dramma: li vedevo davanti a me stesi a terra dibattersi nella loro lunga agonia. Poveri ragazzi!”

Tito Cacioli

 

 

 

Ultimo aggiornamento

Venerdi 31 Marzo 2023